(editoriale pubblicato su Corriere Innovazione #3 del 2014)
“Le startup? Fate un lavoro normale, magari apritevi una pizzeria. Così se fallisce almeno vi mangiate una pizza”. Flavio Briatore ha impartito la sua lezione pochi giorni fa alla Bocconi. Non abbiamo nulla contro le pizzerie, né contro Briatore. Figurarsi contro i fallimenti. Non siamo nati per fare gli apologeti delle startup, vogliamo solo dare, fin dalla nostra nascita, un piccolo contributo alla costruzione di una italian way all’innovazione che rinnovi la manifattura – il più grande giacimento di ricchezza del Paese – grazie a digitale e tecnologia. Ma pensare che l’ambizione e la speranza dell’Italia poggino sulle pizzerie è uno scenario che fa a cazzotti con la realtà. Non è tanto una questione di cuore e orgoglio. è una questione di ragione e numeri.
E anche quelli del sistema dell’innovazione, pur piccoli, ci dicono qualcosa. A due anni dal varo dell’ormai mitico Decreto Passera, tutte le agevolazioni pensate allora per dar vita a un “ecosistema” favorevole alla crescita delle startup innovative sono entrate a regime. I frutti – piccole gemme preziose – ci sono, e hanno un enorme potenziale di rinnovamento per tutto il Paese. Manca ancora qualcosa, certo, lo evidenziamo anche in questo numero. Mancano misure per aiutare l’imprenditorialità nel suo complesso, mancano ancora “ponti” che possano far confluire i capitali lì dove più serve. Expo 2015, ma anche il Global entrepreneurship congress che si terrà a Milano a marzo, sono gli appuntamenti giusti per lanciare una “Fase 2”. Ma sta capitando qualcosa, oggi, in Italia. Bisogna già lavorare perché questo qualcosa domani possa crescere ancora. Noi non ci accontenteremo di una pizza.