Un articolo pubblicato sul Corriere di Verona e un approfondimento online sul blog A Nord Est di Che hanno vinto il premio giornalistico Giorgia Iazzetta assegnatomi ex aequo con Giuseppina Milan nel 2012.
La domanda è sorta spontanea dopo nemmeno mezzora di viaggio. Avevo sentito parlare di così tante cardiopatie da far girar la testa. Ma l’incidenza di cardiopatie in Kosovo è normale? La risposta di Maria Antonia Prioli e Luca Tomasi, i due cardiologi veronesi che stanno effettuando le visite, è arrivata in coro. E ovviamente è negativa. Uranio impoverito? Non esiste nessuna dimostrazione scientifica ancora (nessuno si sta prendendo la briga di sondare questo campo), ma il sospetto è forte. “E almeno l’uranio impoverito sappiamo che c’è stato”. Come dire: chissà cos’altro….
Poi mettiamoci anche il resto, che si può vedere pure a occhio nudo: un Paese poverissimo, una sanità inesistente, falde d’acqua inquinate dall’assenza di un sistema fognario, un’alimentazione carente, l’inquinamento dovuto all’unica (insufficiente) centrale elettrica, quella di Obilic, alimentata a carbone la cui coltre scura ricopre tutto il Kosovo.
Parto da una storia, quella di Violca, perché ci aiuta a capire perché Il Castello dei Sorrisi è qui. Perché deve essere qui. Ce l’ha raccontata Violetta, la nostra interprete: Viorica è una ragazza operata a Verona per un difetto alla valvola mistralica, sta bene, ma è distrutta. Una settimana fa suo fratello, di 30 anni, è morto per una malformazione cardiaca. Più sfortunato? Non solo. Anche lui era stato operato. Ma non a Verona, non in Italia. La famiglia di Viorica è una delle tante vittime dell’inefficienza e della corruzione della sanità kosovara.
In Kosovo non esiste Cardiochirurgia. Bambini e adulti affetti da cardiopatie devono essere operati all’estero. Le soluzioni sono principalmente due: l’Italia tramite la cooperazione internazionale (gratis), o la Bosnia, cash in mano. Molto molto cash. Il più famoso cardiologo pediatrico di Pristina pare indirizzi chiunque, anche le famiglie più povere, solo in Bosnia. Perché?
Nel caso specifico, la famiglia di Viorica per curare il figlio maggiore è stata costretta a vendere la casa e a spendere un totale di 100mila euro. Centomila euro! Nemmeno in clinica a Beverly Hills. Sono rimasti due vecchietti pieni di debiti, senza una casa, con un figlio sotto terra e una tomba su cui piangere.
Lo stesso personaggio prescrive – così ci raccontano le famiglie dei pazienti in coda, alcune delle quali poverissime (c’è una madre con 11 figli) – visite inutili e continue. L’ultimo caso: una bimba appena visitata questa mattina, perfettamente guarita tanto che potrà fare sport e avere una vita normalissima, secondo il luminare kosovaro doveva essere rivisitata tra due mesi per un’eventuale nuova operazione. Inesistente. Appena l’ha vista in faccia (prognosi poi confermata dagli esami) Maria Antonia Prioli aveva esclamato: “Questa bimba sta benissimo”.
Il costo di una visita specialistica dal luminare? Setttanta euro, metà dello stipendio medio kosovaro. Va detto che lo stipendio medio di un medico in Kosovo (il paese più povero del continente ma con prezzi in linea con quelli italiani) è molto basso. E quindi chiuso l’ambulatorio pubblico o abbandonato il reparto in ospedale, i medici volano tutti nelle cliniche private.
Se vuoi curarti o farti operare devi andare là. Nell’ospedale pubblico (e non è uno scherzo) il paziente deve portare anche filo, garze e flebo. Per non parlare delle medicine. A un bellissimo-fantastico euro-prezzo.