In occasione della presentazione a Vicenza, il 17 marzo, di «Comunicare Innovazione e Impresa» il Giornale di Vicenza ha pubblicato, a firma di Maria Elena Bonacini, una bella intervista che riporto integralmente.
«Start up, ecco le regole per non rovinare tutto»
di Maria Elena Bonacini
«Il sistema delle startup ormai è maturo e nel 2021 per la prima volta a livello italiano ha ricevuto oltre un miliardo di investimenti. Ora bisogna comunicarle basandosi sui fatti». Cioè senza gli entusiasmi spesso eccessivi dello scorso decennio quando, come racconta Luca Barbieri giornalista, consulente e docente universitario «si sono creati dei mostri, vendendo come lo Zuckerberg italiano aziende con 200-300 mila euro di fatturato. Oggi, dopo due anni di pandemia dobbiamo basarci sui fatti e su domande che dobbiamo porci: E un’innovazione sostenibile? Porta a un vero progresso da un punto di vista scientifico? Crea valore per la filiera o distrugge solo posti di lavoro?». Una volta risposto, è il momento di comunicare. Ma come? Proprio questi trucchi Barbieri li ha racchiusi nel volume “Comunicare innovazione e impresa: Le regole del gioco per far parlare di sé”, edito da Ayros, presentato nell’ambito di ViOff, il fuorifiera di VicenzaOro.
«Questo libro viene da dieci anni di esperienza lavorativa che mi hanno portato a riflettere su quali siano le caratteristiche della comunicazione dell’innovazione. Come, insomma, si comunicano una startup o un’innovazione tecnologica. L’andamento di queste notizie nei media è infatti particolare, con un buon picco d’attenzione iniziale, ma se non ci sono altre notizie concrete sulle quali tornare si rischia l’oblio». Tra gli errori da non commettere, quindi, il primo è proprio sbagliare i tempi, comunicando un prodotto che non è ancora sul mercato. «In questo modo – sottolinea Barbieri – suscito un’attenzione che poi non riesco a capitalizzare e va persa. Un altro elemento è fare in modo che l’interesse non si abbassi, impostando subito un sistema editoriale che permetta di generare news, che tengano alta l’attenzione del pubblico». La cui individuazione è un fattore chiave, anche per capire quale sia il media migliore a cui rivolgersi. Pena un effetto boomerang a volte devastante per l’immagine. «Uno studio – è l’esempio – ha vinto un premio per aver aiutato una multinazionale a licenziare 400 persone e l’ha pubblicato su Facebook. La reazione della rete è stata uno shitstorm che li ha costretti chiudere i canali social».
Un altro aspetto chiave è anche l’identificazione chiara tra il brand e il prodotto o servizio. «Molte startup – continua Barbieri – partono con un’idea e poi cambiano attività perché trovano una nicchia migliore nella quale fare business. Se ho’venduto” il brand posizionato su un prodotto e lo cambio, rischio di confondere il pubblico. Prima di comunicare, quindi, bisogna essere sicuri che il business funzioni». Il problema, però, soprattutto in Veneto, è che anche molte aziende che hanno già trovato il proprio business non sono inclini a comunicare le proprie innovazioni. «Molti preferiscono crescere restando nascosti: pensano che comunicare porti più svantaggi che vantaggi. Lavorando nel modo giusto, invece, si può creare crescita tramite la comunicazione. Il libro vuole dire questo a manager e imprenditori».